Meditazione Sensoriale della Presenza degli Dei
Oggi, parlando con una mia amica, mi sono reso conto che quella che spesso faccio è una vera e propria meditazione e non solo un semplice "esercizietto en passant" come invece pensavo.
Durante la nostra chiacchierata, le ho rivelato che ho difficoltà a meditare (appunto perchè fino ad allora non ho mai considerato questo esercizio una vera e propria meditazione) e che preferisco invece concentrarmi su 5 cose che percepisco con ogni senso (5 cose che sento, 5 cose che vedo, 5 cose che odoro, ecc.).
Mi piace poi apprezzarle e pensare:
"Gli Dei sono anche in questo, questo è sacro.
Grazie Antichi Dei per questo (e per l'emozione che mi suscita).
Vi amo Antichi Dei".
Dopo averglielo descritto, lei mi ha fatto notare che questo esercizio è effettivamente una meditazione, e che dunque portandolo avanti eseguo già una pratica meditativa.
Esame di Coscienza per la Gratitudine
Un'altra cosa che ho notato è che spesso, quando prego, vorrei ringraziare gli Dei per ogni cosa che mi accade, ma, quando provo a ringraziare, non mi viene in mente niente di tutto ciò che mi è successo: nella mia mente si affaccia il vuoto, uno schermo bianco.
Ho capito quindi che l'unico modo per poter ringraziare è eseguire una sorta di "esame di coscienza" che mi renda consapevole delle cose che mi sono capitate per cui essere grato.
Ovviamente si tratta di un esame di coscienza diverso da quello in cui ci si punisce per aver fatto qualcosa di sbagliato e ci si rallegra per aver agito secondo virtù.
L'esame di coscienza di cui parlo in questo caso è invece un riavvolgere la giornata quando si è a letto la sera, cominciando dalla prima azione fino all'ultima, ringraziando gli Dei per le cose belle che ci sono capitate.
Ad esempio dire: "grazie Antichi Dei perché (ad esempio) al mattino mi sono svegliato un altro giorno, grazie per l'aria fresca che mi ha inondato i polmoni, per i profumi buonissimi degli alberi in fiore, grazie per il vento che mi arruffava i capelli facendomi ridere, grazie perché ho fatto in tempo per andare a lavoro, grazie Lucifero per il meraviglioso calore che mi hai infuso durante la giornata con il tuo splendido Sole, grazie Diana per aver visto la tua magnifica Luna nel suo pieno splendore tornando a casa la sera" e così via.
Questo esercizio probabilmente può essermi utile per aumentare la presenza di emozioni positive come la gratitudine nella mia vita, e questo tipo di emozioni positive possono rafforzare a loro volta la devozione verso gli Dei (la bhakti, direbbero gli hindu), facilitando così il mio avvicinamento a loro e la percezione della loro presenza nella mia vita.
Questi esercizi (meditazione sensoriale della presenza degli Dei ed esame di coscienza per la gratitudine) possono inoltre anche essere inclusi nella fase di "preghiera libera" durante le offerte devozionali.
Tsukumogami: così gli shintoisti chiamano gli spiriti degli oggetti che hanno raggiunto il loro centesimo anno. Secondo la mitologia nipponica, raggiunto il 100° compleanno, l'oggetto inizia a muoversi anche esternamente. Questa leggenda manifesta la credenza shintoista e più in generale animista-panteista che anche negli oggetti e nel mondo artificiale vi sia un'anima e sia presente il Divino.
Fasi della Pratica della Presenza degli Dei: dalla Natura ad (anche) la Tecnologia
Infine, grazie agli Spiriti di un Magnifico e Meraviglioso Luogo che conosco e grazie agli Antichi Dei, ho preso consapevolezza che l'esercizio della Presenza degli Dei, del vedere cioè gli Dei in ogni cosa che mi circonda, non può limitarsi alla sola Natura, perché anche la Natura la percepisco come Divina soltanto quando faccio attenzione alla sua bellezza e quando penso alla presenza degli Dei in essa.
Quando invece non lo faccio, il sentimento di meraviglia non è così intenso e presente.
Questo vuol dire che è più che altro la mia consapevolezza del Divino presente nella Natura a farmi provare questa emozione, perciò questa consapevolezza può essere estesa anche al tecnologico, al non-naturale, all'artificiale.
Ovviamente è più facile vedere il Divino nella Natura perché "l'arte [umana] è solo imitazione della Natura" (cit.), ma il proseguimento spontaneo della Pratica della Presenza degli Dei non può fermarsi alla Natura, deve includere tutto. Proprio tutto.
Questo vuol dire immaginarci un susseguirsi di fasi della Pratica della Presenza degli Dei simile a questo:
1- Vedere gli Dei nella bellezza della Natura;
2- Ripetersi (continuando nel tempo fino a percepirlo) che gli Dei sono presenti in aspetti della Natura meno belli;
3- Vedere gli Dei nella bellezza delle creazioni umane (opere d'arte, musica, ecc.);
4- Ripetersi (continuando nel tempo fino a percepirlo) che gli Dei sono presenti in aspetti della creazione umana meno belli (palazzi, strade, lampioni, ecc.);
5- Vedere gli Dei negli esseri umani e animali belli;
6- Ripetersi (continuando nel tempo fino a percepirlo) che gli Dei sono presenti in esseri umani e animali meno belli.
La Natura pertanto è il punto di partenza, perché la bellezza primigenea è quella naturale, l'artificiale è successivo e non così perfetto, ma non può essere il punto di arrivo.
Il punto di arrivo è che, se gli Dei sono in ogni cosa, sono ogni cosa, ed è quindi necessario riuscire a percepirli in ogni cosa. Anche nelle cose umani, per quanto difficile possa essere.
Ovviamente un ritorno periodico nella Natura, una passeggiata ogni tanto nei parchi o boschi per facilitare questo esercizio non può che farci bene, ma dobbiamo riuscire a estenderlo anche quando abbandoniamo questi luoghi, anche nello spazio di tempo che intercorre tra due visite in questi luoghi magnifici e meravigliosi.
Per questo motivo anche l'esercizio della Presenza degli Dei deve estendersi progressivamente da solo Naturale a Naturale + Artificiale e Umano. Anche l'esercizio della Presenza degli Dei deve seguire le fasi sopraelencate.
All'inizio sembra strano, ci sembra una perdita, perché diamo un valore enorme alla Natura quando scopriamo in essa il Divino, ma non è una perdita, è un'estensione. Estendiamo questo sentimento che la Natura ci ispira anche al resto del mondo, senza toglierlo ad essa. Lei è e resta sempre la via più facile e primigenea per percepire gli Dei. Estendere non vuol dire non riconoscerlo.
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