martedì 26 dicembre 2017

Politeismo Profondo: il Libero Arbitrio degli Dei



Buona sera.
Oggi vorrei parlare con voi del libero arbitrio e dell'indipendenza degli Dei.
Iniziamo parlando della comprensione della natura degli Dei, e di come Essi differiscano da altre forme come gli archetipi.
In ambito politeista, soprattutto nel mondo anglofono, si parla spesso di questo punto, ma qui in Italia sembra ancora misconosciuto. Eppure è una questione cruciale.
Il Politeismo è la relazione con gli Dei, e non possiamo intessere relazioni vere con esseri che non hanno libero arbitrio.
La chiave per comprendere la natura degli Dei e ciò che li distingue dagli archetipi, infatti, è il libero arbitrio.

Uno dei motivi per cui la gente confonde gli archetipi per gli Dei è che, nella nostra esperienza, si presentano assieme. Gli archetipi, lo sappiamo, sono immagini provenienti dalla consapevolezza (o dall'inconscio) collettiva degli esseri umani, che sono riflessi dell'esperienza umana come specie.
Ovviamente la presenza degli Dei ha accompagnato la quasi totalità dell'esistenza umana, anche nell'epoca monoteista, dove sono sopravvissuti almeno come miti.
Quando noi quindi facciamo esperienza degli Dei (ad esempio in stato alterato di coscienza o nei sogni), non potendo percepirli totalmente perchè la loro essenza ci sovrasterebbe, gli archetipi fungono da "maschera" o manifestazione degli Dei stessi, che in questo modo vengono "tradotti" dalla nostra limitata coscienza.
Per questo motivo le persone spesso trovano difficile separare l'esperienza psicologica degli archetipi dall'esperienza spirituale di un Dio, visto che saper riconoscere la differenza richiede non solo consapevolezza ma anche una consapevolezza *allenata*.

D'altra parte, come politeisti, riconosciamo che gli Dei esistono al di là della maschera che mettono, riconosciamo che si tratta di forze reali, che esistono indipendentemente dalla nostra esperienza, e che possono agire su di noi (inclusi effetti fisici) indipendentemente dal fatto che crediamo o meno che siano reali.

Immaginate un secondo una chiesa con una vetrata colorata. La vetrata si illumina grazie alla luce solare.
Il Sole esiste indipendentemente dalla vetrata, così come gli Dei esistono indipendentemente dall'archetipo, ovvero dall'immagine, dal simbolo o dalla rappresentazione di Essi come noi li esperiamo o che abbiamo interiorizzato come specie nell'inconscio collettivo.
La vetrata al contrario, proprio come gli archetipi, è una creazione umana, e non esisterebbe senza di noi.

Un'altra metafora può essere il vestito. Gli archetipi sono i vestiti degli Dei. Poniamo ad esempio il Fabbro. E' un archetipo che troviamo in diverse culture, indica trasformazione, il potere di forgiare la propria realtà, abilità e capacità di creare cultura materiale o espressione di sè mediante l'arte.
Ma facciamo attenzione. L'archetipo ci dice solo la funzione psicologica e culturale del Fabbro. L'archetipo, lo vediamo, non ci dice la storia dell'essere che lo occupa.
Per conoscere la storia del Dio che indossa il vestito di Fabbro, dobbiamo guardare al di là dell'immagine, dobbiamo osservare più a fondo rispetto al mero vestito.
Dobbiamo chiedere all'Essere qual è la sua identità, il suo nome, la sua storia.

Perchè sì, gli Dei hanno storie e identità come tutti gli altri esseri viventi. Ad esempio Goibniu, uno degli Dei fabbri nella cultura irlandese, ha una sua identità e storia diverse da Efesto, da Weland, e da tutti gli altri Dei fabbri che possiamo nominare.
L'archetipo che ognuno di questi Dei può incarnare ci dice soltanto il Loro lavoro. Non ci dice Chi sono quegli Dei.

Questo non significa che non si possa avere una relazione con un archetipo, si può! Ma è una relazione inerentemente funzionale, non personale. Non può esserci devozione, perchè è un lavoro. E' una maschera.
La relazione che si intrattiene con gli Dei considerandoli archetipi è la stessa che si ha andando dal fabbro umano come cliente. Non saprai mai chi è al di là del suo lavoro. Non saprai che magari si chiama Fabio, ha due bambini, ha una moglie, come si sono conosciuti e così via. Non è personale.
La relazione non va al di là del reame della funzione, non va al di là del definire quanto bene Fabio svolge la sua funzione di fabbro per i suoi clienti.
Non saprai mai qual è il suo nome, come mai ha scelto quel lavoro, cosa fa dopo il lavoro, la sua famiglia, la sua storia personale, cosa ha studiato, quali sono i suoi interessi, cosa gli piace, se vuole uscire per una birra con te, se gli piace la birra, e così via. Non lo stai trattando come un essere reale, ma come una funzione.

Non avrai mai un'amicizia, una relazione vera con un Dio, finchè non arriverai ai dettagli personali che ti fanno dire che, ad esempio, lui non è "il Dio Fabbro". Lui per te, in primis, è Goibniu. Perchè è diventato una persona per te piuttosto che una funzione.

Facciamo un altro esempio. Immaginiamo l'archetipo della Vecchia Saggia, della "Crone": una fattucchiera con capelli lunghi e grigi, vestita di nero, arriva all'uscio della tua porta di notte, e chiede di entrare.
Beh peccato che non sia proprio l'archetipo della tua dolce vecchina saggia, si tratta di Badb. E non è venuta per offrirti lezioni sulla conoscenza karmica delle ere, è lì per maledirti riducendoti a frammenti tremolanti finchè ciò che rimarrà di te dopo che gli uccelli ti avranno strappato con i loro artigli pezzo dopo pezzo avrà lasciato la casa.
Oops. E adesso?

Adesso ci rendiamo conto che aver ridotto gli Dei ad archetipi, ovvero aver preso in considerazione solo gli aspetti essenziali, quelli che corrispondono ai pattern archetipici, ignorando altri dettagli, non ci ha fatto comprendere Chi fosse in realtà quella figura.
Avremmo dovuto badare ai nomi e agli attributi che facevano riferimento alla sua persona, e non solo al suo archetipo.

Ah, e rendiamoci conto che fare questo con le persone, cioè quando presumiamo di conoscere il carattere essenziale di qualcuno basandoci su certi parametri identificati, si chiama fare profiling.
Trattare gli Dei come archetipi, l'archetipo della Crona, del Fabbro... è molto simile al profilare. E' trattare il vestiario della persona come se fosse determinante della sua identità, delle sue motivazioni e del suo impatto.
Con le persone ci siamo resi conto che profilare cancella l'umanità dell'individuo, il suo carattere individuale, e il suo libero arbitrio. Per rendere giustizia alla loro persona, dobbiamo voler andare a vedere più a fondo.
Le persone con disabilità probabilmente sapranno di cosa sto parlando. Se hai speso parte della tua vita sulla sedia a rotelle, probabilmente le persone si saranno approcciate a te non come Luca, Claudia o con il tuo nome, ma come "Disabilità". Sei stato archetipato.
Stessa cosa con le persone di altre etnie, di orientamenti sessuali diversi da quello etero, e così via: sei stato sicuramente stereotipato. Ovvero sei stato archetipato. Stereotipizzare è subordinare l'identità di una persona a ciò che gli altri pensano quella persona *rappresenti*. E' la riduzione della persona allo status di simbolo.
Archetipizzare è stereotipizzare gli Dei.

Sappiamo che è deumanizzante, è la negazione della persona. Incrina inevitabilmente la relazione. Non puoi formare una relazione autentica con qualcuno se non sei disposto a vedere chi egli è.
Eppure lo applichiamo con gli Dei tutto il tempo. Cosa "rappresenta" questo Dio o questa Dea? La Morrigan rappresenta la violenza. Badb rappresenta la morte. Goibniu rappresenta l'abilità. Non riusciamo a renderci conto che riduciamo l'identità e la personalità dell'individuo a un simbolo di una categoria funzionale? Se riconosciamo che questo pensiero è deumanizzante verso le persone, perchè pensiamo sia appropriato verso gli Dei?

Quando trattiamo gli Dei come archetipi o trattiamo gli archetipi come aspetto primario degli Dei, abbiamo rimosso il libero arbitrio degli Dei dalla narrazione della loro storia.
Diventano riflessi di un'immagine, abbiamo cancellato il loro libero arbitrio. E questo mi riporta a un messaggio centrale, qualcosa che penso sia fondamentale per il Politeismo: il libero arbitrio e pertanto l'indipendenza degli Spiriti e degli Dei.

Adesso che ci rendiamo conto che gli Dei sono esseri con libero arbitrio, rendiamoci conto anche che gli Dei non sono distributori automatici in cui inserisci le monete-devozione e bum! fuoriescono benedizioni e favori.

Consideriamo l'idea che gli Dei siano persone. Divine, più grandi degli esseri umani, ma sempre persone; che hanno identità che importano e che non si possono ridurre a status simbolici. Le persone non esistono come estensione di noi, non esistono per il nostro beneficio, ma hanno una sovranità su loro stessi, sono indipendenti da noi.
Sono loro il centro del loro esistere, non noi.
Sono agenti attivi delle loro storie.
Sono persone il cui consenso, interesse e voglia a partecipare nella relazione con noi non solo importano, ma sono anche primari a questa stessa relazione.

E' quando riconosciamo queste verità che possiamo iniziare a coltivare relazioni vere. Quando ci importa di qualcuno come persona e non come funzione o simbolo, quando cerchiamo relazioni non per i benefici che possiamo ottenere, ma perchè troviamo che quella persona è importante per noi.
Lo stesso vale con gli Dei: l'intimità devozionale inizia quando andiamo oltre all'archetipare, oltre al trattarLi come simboli, oltre al chiedere "cosa rappresentano". Inizia quando smettiamo di vederli come rivenditori automatici di favori e iniziamo a offrire la moneta della devozione per la Loro importanza inerente nel loro stesso esistere.
Inizia quando smettiamo di comandarli o di chiedere chiedere chiedere e iniziamo a celebrare la loro indipendente magnificenza, indipendentemente da qualunque cosa ciò porti a noi.

Il libero arbitrio è la chiave. Entrare in relazioni genuine dove uno parla all'altro è riconoscere che l'Essere con cui parliamo ha la sua storia, il suo contesto, i suoi obiettivi, indipendenti dai nostri. Il Politeismo, come pratica religiosa delle relazioni, può avere inizio solo quando riconosciamo e onoriamo il libero arbitrio e l'indipendenza degli Esseri Spirituali. Le loro vite e forze vitali non sono in mano nostra, non abbiamo nè il diritto nè la possibilità di comandarli. Le loro azioni non sono qui per il nostro piacere o anche solo per insegnarci qualcosa. Non siamo il centro del mondo.
Gli Spiriti e gli Dei vivono nel mondo come facciamo noi, esistono per i Loro propri motivi e non per i nostri, inseguono il Loro destino e i loro obiettivi, non i nostri. Hanno i loro progetti.

Tutta questa confusione tra Dei e archetipi probabilmente deriva da una visione del 20simo secolo, più precisamente dall'apporto Jungiano alla psicoanalisi.
Nella scuola Jungiana gli archetipi sono presentati come immagini animate interne all'inconscio collettivo dell'umanità, che riflettono le esperienze umane fondamentali, come una sorta di immagini perenni o forme pure platoniche, che si esprimono attraverso diversi personaggi in diverse culture.
Quindi, secondo questa idea, il Fabbro archetipale esiste prima come archetipo nell'anima umana, e poi è espresso nella forma di diversi Dei-fabbri. Poichè parliamo di un modello psicologico, esso pone la psiche umana all'origine degli Dei, dipingendoli come immagini rifratte da questi archetipi perenni in diverse forme culturali.

Un'alternativa a questa visione è quella per cui invece gli archetipi sarebbero ombre degli Dei lasciate nel paesaggio della nostra immaginazione collettiva. Qualcosa di simile all'impronta lasciata da un piede sulla sabbia, solo che gli Dei non hanno lasciato le loro impronte sulla sabbia ma sul nostro paesaggio interiore.
Si tratta dunque di ombre, ombre che registrano semplicemente le funzioni.
Gli archeologi allo stesso modo quando scoprono le rimanenze di un accampamento trovano impronte come urne, ossa, fortificazioni, resti che mostrano dove si lavorava e dove si dormiva e così via.
Queste impronte sono impersonali, comunicano esclusivamente funzioni: protezione, coesione sociale, condivisione del cibo e così via.
Ma i nomi, le identità, le storie e le vite delle persone non vengono registrate. Gli elementi personali della storia sono persi.

La visione del 20simo secolo ha dipinto gli Dei come simboli statici della Natura o della psiche umana, ignorando la natura dinamica degli Dei. La chiave per questa natura dinamica è la storia.
Gli esseri viventi non esistono e basta, hanno anche storie.
Non sto parlando dei miti, alcuni Dei non hanno miti, ma tutti hanno una storia storica. Ovvero la storia in cui sono stati riconosciuti dall'umanità come Dei.
Questo non perchè senza il nostro riconoscimento non sarebbero esistiti, anzi! Ma perchè senza non avremmo avuto alcuna consapevolezza di Essi come Dei. Probabilmente ci saranno tantissimi altri (forse costituiscono addirittura la maggioranza) Dei che non hanno alcuna voglia di mettersi in contatto con noi, ma questo sebbene rispettabile ci impedisce di conoscerli.

Gli Dei sicuramente avranno visto il mondo, anche i più recenti Numi hanno una conoscenza infinitamente maggiore di noi delle persone che hanno attraversato un dato posto, degli animali che vi hanno stazionato, del sapere che ha viaggiato, sia umano che naturale che sovrannaturale.
Queste storie possono essere raccontate. Queste storie sono molto più del semplice "simbolizzare" o "rappresentare" una funzione.
Non dobbiamo limitarci a questo, nè scambiare la storia della Loro vita con la mitologia.
La loro storia include la nascita (tranne per Dei esistenti da sempre), quando sono stati conosciuti per primi, dove hanno viaggiato, chi hanno portato, dove sono arrivati e dove hanno posto radici. Come sono stati venerati, cosa si è offerto loro nelle diverse località. Quali linguaggi hanno ascoltato e appreso, come sono stati chiamati durante questi movimenti.
In che relazione sono con altri Dei, come tali relazioni sono cambiate, e così via.

Ho fatto solo accenni, perchè le domande sono infinite, così come sembrano infinite le domande da fare a persone che vorresti conoscere e con cui ti trovi bene: in quei casi, come in questo, vorresti sapere ogni cosa dell'altro, e a quel punto una domanda segue l'altra, potresti stare a parlare e ascoltare l'altro per mesi e mesi senza interruzione. Questo stesso principio vale anche per gli Dei.
Succede quando ci innamoriamo, quando scopriamo nuovi amici o parenti, e quando abbiamo l'opportunità di parlare con qualcuno che ammiriamo. E' quello che succede quando scopriamo l'umanità di qualcuno: vogliamo conoscere tutto di lui, ogni singolo dettaglio della sua vita e della sua storia.
Perchè non dovrebbe essere così anche per i Numi?

Quando riconosciamo gli Dei come Esseri con identità proprie piuttosto che come simboli, l'espansione avviene. Maggiori opportunità di apprendere, maggiore connessione e relazioni. Nuove e più profonde domande si infiltrano nella testa e richiedono risposte. Risposte che arrivano.
Quest'espansione, questo penetrare più a fondo, è un indicatore che si è sulla strada di qualcosa di importante.
Spesso si dice che se si esegue bene la religione, ci si sente come un pozzo senza fondo: più si va a fondo, più si scopre quanto a fondo ancora si può andare.
Questo è ciò che succede quando iniziamo a riconoscere il libero arbitrio e l'indipendenza degli Dei.

Gli Dei possono non essere limitati dal tempo e quindi mostrare le varie facce che hanno assunto durante l'arco dell'intera loro esistenza, che può essere anche superiore all'esistenza della specie umana.
Ci rendiamo conto della portata di ciò? E' come poter contattare e parlare con qualcuno che ami in ogni età della sua vita, scoprendo ogni identità che ha assunto.
Una volta che riconosciamo la possibilità di un'evoluzione e di un cambiamento nelle storie degli Dei, è possibile contattare ogni parte di Essi che sono stati nell'arco della loro storia.

Il fatto che gli Dei abbiano una loro storia non significa che tale storia corrisponda alla storia dei loro archetipi.
Infatti ci possiamo rendere conto che l'archetipo di una Divinità, ad esempio romana, storicamente deriva da altre Divinità proto-indoeuropee, e così via, ma questo non significa per forza che queste due Divinità siano la stessa visto che rappresentano lo stesso archetipo, perchè anche questa Divinità proto-indoeuropea ha anch'essa un libero arbitrio e non è necessariamente "diventata" la successiva.
Per fare un altro esempio più esplicativo, un Dio "sincretizzato" come Serapide può essere una Persona differente rispetto agli altri Dei da cui il suo archetipo deriva. Quindi al posto di "unire" più Dei, si è creato un nuovo abito che un Dio (pre-esistente alla creazione del nuovo archetipo) ha assunto.

Allo stesso modo, possiamo scoprire invece che più epiteti di uno stesso Dio possono in realtà essere numerosi Dei diversi, ad esempio, secondo diversi praticanti, Diana Lucifera non è la stessa Dea di Diana intesa come Dea della Luna, e quest'ultima non è assimilabile a Diana Cacciatrice.

E infine, per rendere le cose ancora più complicate, l'epiteto di un Dio può non corrispondere con gli altri epiteti dello stesso Dio ma corrispondere invece con tutti gli epiteti di un altro Dio con cui magari non ha relazioni a livello archetipico o della storia formale del sincretismo pensato dai vari popoli.

Partendo da queste considerazioni sulla storia degli Dei possiamo capire anche che noi stessi facciamo parte della Loro storia, possiamo parteciparvi per scoprirla e per esserne partecipanti attivi. Gli Dei possono assegnarci compiti e obiettivi per svolgere delle "missioni", qualcosa che poi farà parte del loro (e del nostro) vissuto, perciò anche della loro storia.
Possiamo anche scoprire le storie degli Dei, storie mai raccontate, mediante un lavoro oracolare e di rivelazione. Queste storie non necessariamente corrisponderanno ai miti o alle rivelazioni degli antichi, ma forse per colpa dei miti e degli antichi, non necessariamente per colpa nostra (ebbene sì, gli antichi non erano infallibili!).

Questo e molto altro è ciò che si può ottenere dall'intraprendere una relazione con gli Dei a questo livello. Questa è una vera relazione.
Il Politeismo più profondo abbandona la domanda "Cos'hai da darmi?" e inizia a chiedere "Come posso servirti?".
Poco a poco si passa da "Quali lezioni hai da insegnarmi (a me, punto di riferimento del mondo intero e unica cosa che conta *sarcasmo*)?" a "Cosa possiamo fare insieme?".

Ci serve questa espansione, questa profondità. Il Politeismo sta esperendo un nuovo risorgimento dopo secoli di tentativi di cancellazione. Gli Dei sono vivi e ci invitano a fare un passo in avanti verso una relazione, a creare insieme una storia condivisa.
Gli Dei ci chiedono di entrare in relazione profonda con Essi, di servirli, di scoprirli come individui, di scoprire le loro storie e accettare missioni, commissioni e compiti per Loro.

Ma questo risorgimento sta prendendo posto circondato da una cultura che costantemente cerca di negare che gli Dei possano anche solo esistere, lasciamo stare avere libero arbitrio e impatto sul mondo.
Per creare culti devozionali che servano gli Dei e che costruiscano in collaborazione con gli Dei, dobbiamo avere il coraggio di incontrarli faccia a faccia e di dire "Sì. Sono con te. Cosa possiamo fare insieme?".
Costruire insieme, creare insieme. Questo lavoro è impegnativo e dipende dal nostro coraggio e dalla nostra volontà ad andare più a fondo.
Dobbiamo avere la volontà non solo di esplorare le nostre visioni, ma anche di chiedere agli Dei quali sono i Loro progetti, cosa vogliono costruire e creare.
Dobbiamo chiedere come poterli aiutare a rendere i Loro progetti realtà.
Per farlo dobbiamo superare la visione degli Dei come simboli ed entrare in contatto con la loro personalità, riconoscerli come Esseri indipendenti e iniziare a collaborare con Loro.

Cosa possiamo fare per gli Dei? Quali sono le missioni che ci assegneranno? Questo lo potremo sapere solo contattandoli.
Questo è il Politeismo, questa è la Devozione, questa è la Religione. Una storia viva.

[Ispirato a "Deep Polytheism: On the Agency and Sovereignty of the Gods" di Morpheus Ravenna, su Polytheist.com]