sabato 14 dicembre 2019

Che cos'è la magia e come funziona?



Che cos'è la magia? In che modo la magia funziona, se funziona?
Personalmente, ho vissuto la mia comprensione di cosa sia la magia come un percorso strutturato su vari livelli da attraversare, via via più accurati.
Questa perlomeno è stata l'impressione che ho avuto durante la mia crescita spirituale e personale: l'ho vissuta come una scalata, come una serie di "tappe evolutive".
Non necessariamente sarà così per tutti, anzi, alcuni sicuramente vedranno il cambiamento delle mie convinzioni sulla magia nel corso del tempo come una regressione, ed è normale che sia così.
E' sano che non tutti concordino con la mia visione in merito a questo argomento, infatti non pretendo di rivelare verità assolute sulla magia, ma solo di esprimere il mio personalissimo punto di vista, assolutamente criticabile e opinabile.

Il primo livello che ho attraversato nel mio percorso è stato quello di ritenere che la magia consistesse nell'interazione con poteri effettivamente presenti in certe piante, in certi colori, in certi giorni della settimana, in certe pietre o in certi atti.
E' il tipo di magia che si basa sul concetto di "simpatia universale", ovvero l'idea che esista una sorta di corrispondenza univoca tra un elemento naturale e una forza extranaturale, o addirittura che determinati elementi naturali abbiano una forza intrinseca.
Via via ho abbandonato questa idea perché mi sono reso conto che, a seconda dei sistemi di riferimento, anche le corrispondenze cambiano moltissimo.
Ad esempio, sebbene Crowley ci abbia provato con il Liber 777, anche le corrispondenze che si hanno nei sistemi dei tarocchi, della kabbala e della magia cerimoniale sono completamente diverse tra loro. A volte coincidono, ma altre volte no, per cui magari sfogliando il Liber 777 ti ritrovi che una Sfera Planetaria corrisponde a una Sephirah, che però magari ha un altro colore rispetto a quello associato al Pianeta.
Figuriamoci quindi prima del tentativo di Crowley di aggiustare le corrispondenze, quanto poco erano concordi.
E se includiamo le corrispondenze delle civiltà più lontane a noi? Quelle indiane? Quelle cinesi? E quelle dei vari popoli indigeni?
E' ovvio quindi che le cose non possano avere una corrispondenza fissa, perché paese che vai, corrispondenze che trovi.

Il secondo livello è stato ritenere che allora la magia fosse dovuta al potere personale.
Se il sistema di corrispondenze non è importante, allora lo sarà la credenza del praticante, il potere personale dello stregone. Fortunatamente, almeno secondo la mia visione, non è così.
Quante volte siamo arrabbiati con qualcuno e vorremmo che morisse, ma il momento dopo non avremmo mai voluto nemmeno pensarlo e ci sentiamo in colpa?
Torniamo con la mente ai nostri momenti difficili, ai momenti in cui odiamo tutti.
Davvero pensiamo che avere "momenti no" possa portare male alle persone che amiamo? 
E una volta acquisita questa "consapevolezza", cosa dovremmo fare?
Reprimerci e restare per sempre allerti per qualunque mezza emozione negativa che ci balena per la testa?
O aver paura dei nostri stessi pensieri?
E' così, cari miei, che nasce il disturbo ossessivo compulsivo: quando si ha paura dei propri pensieri, quelli arrivano comunque sotto forma di pensieri intrusivi, e allora si tende a compiere un atto o a formulare un contro-pensiero per contrastarli, andando però così a rafforzare i pensieri intrusivi stessi in un circolo vizioso di ansia e disperazione.
A me quindi sembra che questo tipo di prospettiva sia invalidante proprio, conduca a una riduzione della qualità di vita al posto di aumentarla. Non posso pertanto credere che questa sia la verità. Come dice un proverbio, "se tutti potessero leggere nel pensiero, non resterebbe nemmeno un amico al mondo". Figuriamoci se tutti potessero realizzare i propri pensieri!
Non resterebbe nemmeno un amico perché sarebbero tutti morti!

Inoltre anche la parapsicologia ha fatto i suoi studi in merito: ad esempio l'interazione mente-materia, detta anche psicocinesi o PK sembra essere l'aspetto che più si afficina al concetto di magia come "effetto della mente sulla materia", pertanto i risultati della parapsicologia possono esserci molto, molto utili per capire quanto effettivamente la mente possa influire sul mondo esterno.
Ad esempio, si è studiato come la PK interferisca con fenomeni casuali come il lancio dei dadi: sebbene alcuni studi abbiano confermato la presenza di un reale effetto della mente sulla materia, hanno scoperto che la potenza di tale effetto era davvero minimale.
Ad esempio, una meta-analisi (uno studio che analizza vari studi) del 1991 di Dean Radin e di Diane Ferrari in cui venivano prese in esame 148 indagini sperimentali con cadute di dati svolte tra il 1935 e il 1987, per un totale di 2.569 partecipanti e ben 2.592.817 lanci, affiancati da 31 esperimenti di controllo comprensivi di 1.353.288 lanci in cui non vi erano tentativi di alterare i dadi, faceva notare come la forza dell’effetto PK non era riuscita ad alterare più dell’1,2% dei lanci. 

Fonte: [Radin, D. I. & Ferrari, D. C. (1991). Effects of consciousness on the fall of dice: A meta-analysis. Journal of Scientific Exploration, 5(3), 61-84.]

Pertanto, nonostante possa essere ragionevole credere all'esistenza di un effetto della mente sulla materia (sebbene alcuni scettici abbiano affermato che quest'effetto sia così minimo che potrebbe semplicemente essere dovuto al caso), anche i parapsicologi che sostengono questa posizione hanno dimostrato scientificamente che, se non è dovuto al caso, l'effetto è comunque così debole che non possiamo davvero pensare che basti da sé a modificare nemmeno il più piccolo dettaglio o evento (come un lancio di dadi), figuriamoci la nostra vita o di quella altrui.

I successivi livelli sono quelli che ho attraversato recentemente, e che includono la mia personale definizione di magia.
La magia infatti per me è un insieme di cose. E' psicomagia, è magia come potere, è magia come senso di meraviglia e di mistero ed è soprattutto magia come indistinguibile dalla religione.
Prendiamo in esame un punto per volta:

- Psicomagia. E' un concetto introdotto da Alejandro Jodorowsky, ed è riassumibile nell'osservazione che l'inconscio parli tramite simboli. Ad esempio nel sogno l'inconscio parla a noi tramite simboli che dobbiamo interpretare; allo stesso modo, tramite il rituale, che è formato da simboli, siamo noi che parliamo all'inconscio impiegando il suo stesso linguaggio.
La psicomagia è quindi l'arte di parlare all'inconscio - mediante i riti - con la lingua che lui usa per parlare a noi tramite i sogni.
La magia quindi, da questa prospettiva, non cambierebbe la materia fuori di noi, bensì modificherebbe il nostro atteggiamento, le nostre aspettative e in definitiva noi stessi, che quindi agiremo diversamente nel mondo esterno tramite profezie auto-avveranti.

- Parliamo adesso della magia intesa come potere.
Tutti, quando pensiamo alla magia, pensiamo a come cambiare qualcosa nella nostra vita, a come ottenere denaro, sesso e amore, salute, lavoro, studio, riconoscimento, carriera, stima, amicizia, armonia familiare e talvolta disgrazia per i nostri nemici.
Si tratta essenzialmente dell'ottenere la soddisfazione dei bisogni fisiologici, di sicurezza, di appartenenza e di stima elencati da Maslow nella sua Piramide dei Bisogni.
Questi bisogni, tuttavia, nella società di oggi sono facilmente raggiungibili, perché non dobbiamo scontrarci con la fame o la carestia.
Per questo, molte persone si approcciano alla magia solo una o due volte nella loro vita e poi la lasciano stare: perché è facile ottenere ciò che vogliono, e non c'è tutta questa necessità di proseguire con un percorso magico.
Chi vuole ottenere poteri "extrasensoriali", poi alla fin fine non sa che cosa farne, perché poter muovere gli oggetti o leggere nel pensiero solitamente ci serve sempre e comunque come sostegno a quelle aree specifiche di bisogni che abbiamo visto prima: denaro, sesso, amore, salute, lavoro, ecc. Quindi, sebbene mediante anni di allenamento sia possibile ottenere poteri extrasensoriali (più di percezione che di azione sulla materia, a mio avviso, per il ragionamento che facevo prima), la maggioranza delle persone quando vede che serve fatica per ottenerli (anni di meditazione, ad esempio), capisce che il gioco non vale la candela, perché anche se puoi muovere gli oggetti, che ci fai? Ci giochi per una settimana, ma dopo? Qual è il punto, lo scopo?
Inoltre questo tipo di magia, al giorno d'oggi, a mio avviso è molto poco utile, perché i soldi svolgono la sua stessa funzione.
Se vediamo ad esempio "La Tempesta" di Shakespeare, dove Prospero rinuncia alla magia per riottenere il controllo del Ducato di Milano, ci rendiamo conto che essenzialmente rinuncia alla magia per i soldi (o lo status, che è quasi la stessa cosa). Tramite i soldi possiamo ottenere tutto: possiamo ottenere il lavoro che desideriamo, costruirci una carriera, ottenere una qualifica di studio, ricevere riconoscimento e stima, avvicinarci a noi gli amici, fare sgarbi agli altri, ottenere sesso e amore, pagarci cure più costose e quindi influire sulla salute, e così via.
Essenzialmente nella nostra società i soldi sono la magia, e la magia è i soldi, quando definiamo la magia come potere. I soldi sono infatti la quintaessenza del potere.
Ma, come ci dice Jim Carrey, rimasto stupito di poter essere caduto in depressione dopo il successo, i soldi non fanno la felicità.
Una volta ottenuto tutto questo successo in tutte queste aree, una volta ottenuto un buon lavoro, l'amore, la salute, essere un minimo benestante (non necessariamente ricco, ma poter sbarcare il lunario) e avere amici, le strade sono due, o abbandoni la magia perché non ti serve più, oppure se senti ancora il richiamo ti chiedi: e dopo?

- Magia come meraviglia vs magia come tecnologia.
Questo punto si ricollega al precedente, perché la magia come potere alla fine diventa una forma di tecnologia per ottenere qualcosa, perde - per quanto paradossale possa sembrare - la sua "magia". Diventa una tecnologia per ottenere qualcosa.
Stavamo dicendo, al punto precedente, che una volta ottenuto il soddisfacimento dei bisogni più basilari, se senti ancora un richiamo da parte della magia, allora solitamente la approfondisci.
Inizi a leggere e conoscere tutti i sistemi magici. Ma dopo un po' che conosci i riti, i sistemi e le tecniche interne ai sistemi occulti, hai essenzialmente svelato la formula dietro l'arcano.
Capisci su quali principi funzioni, che se fai X ottieni Y e che W corrisponde a Z.
Una volta che conosci i principi, i pattern, gli schemi su cui si basa la magia, la magia stessa sembra essere diventata una forma di tecnologia, perde il suo mistero.
Così come non ci stupiremmo per una luce che si accende tramite un pulsante (cosa che invece nel 1300 avrebbero considerato "magia"), così smettiamo di stupirci per il rituale magico.
Inoltre se è vero che il potere, magico o economico, serve a ottenere la soddisfazione dei bisogni, una volta soddisfatti questi bisogni, il rito può essere evocativo e suggestivo per un paio di volte ancora, ma dopo un po' è semplicemente "ciò che mi permette di ottenere X", così come "il pulsante è ciò che mi permette di accendere la luce" e "la medicina è ciò che mi permette di guarire". Non guardiamo all'accendere la luce con un senso di meraviglia, al tempo stesso arriva un momento in cui smettiamo di guardare con meraviglia la magia, o perché diventa solo un mezzo per un fine (tecnologia-potere) o perché diventa qualcosa di "conosciuto" e quindi di non più misterioso (tecnologia-spiegazione).

Ecco quindi che la magia, per essere diversa dalla tecnologia, deve essere qualcos'altro. Deve essere mistero, deve essere meraviglia.
La magia è ciò che ci fa stupire, che ci intriga perché sconosciuto. Quando conosciamo lo sconosciuto, perdiamo questo mistero e con esso la magia stessa.

Pertanto come recuperare la meraviglia, come ritrovare il mistero, come "reincantare il mondo"?
A questo punto ci sono tre vie:
1) Possiamo ottenere la meraviglia cercando di rinunciare alla spiegazione. Possiamo cercare di vivere i riti, gli atti magici, senza spiegarli, senza cercare di capire perché funzionano, qual è il principio di base, qual è lo schema, il pattern.
Questa meraviglia si ottiene quindi ignorando gli schemi, cercando di non vedere i pattern che si ripetono e concentrandoci quindi esclusivamente sull'effetto senza vedere le somiglianze.
Perché se tutto è simile, tutto è riassumibile. Se tutto è riassumibile, tutto è spiegabile. Se tutto è spiegabile, prima o poi lo avrò spiegato tutto. Una volta spiegato tutto non resta traccia del suo mistero.

2) Un altro modo per non perdere la meraviglia è la creatività.
E' possibile infatti creare ogni volta qualcosa di nuovo, rielaborare e riformare i rituali affinché siano sempre diversi. Ad esempio potremo ogni volta creare una nuova invocazione ispirandoci agli inni antichi o ai componimenti dei nostri poeti preferiti; potremo addobbare ogni volta in maniera diversa l'altare; potremo modificare i rituali con dettagli ad ogni occasione differenti.
Questo tipo di strategia rende la magia quasi una forma di decoupage o di arredamento.

3) Infine, quella che forse è la strada maestra, è l'accettazione.
E' possibile accettare che le cose si ripetano, che si abbia una routine, che vi siano dei pattern, se accettiamo che questi pattern possano essere piacevoli e che i pattern piacevoli meritino di esistere e di poter ritornare.
Spesso abbiamo l'idea che la magia e la meraviglia ci debbano sconvolgere necessariamente la vita, mandare all'aria ogni pattern, ogni routine, e creare qualcosa di nuovo ogni giorno.
Invece spesso non è tanto la routine in sé che è sbagliata, è che magari riempiamo la routine di cose che non ci piace fare. Probabilmente prima o poi la routine ci può essere utile, se riempita di aspetti che sono piacevoli.
Ovviamente però piacevolezza e meraviglia non sono proprio la stessa cosa.
In questo caso non potremo aspettarci di avere una sensazione di stupore, meraviglia, sbalordimento, come la prima volta che abbiamo approcciato un rituale.
Dovremo sostituire la magia come meraviglia, come mistero, alla magia come intimità, come hygge (come direbbero i danesi), ovvero come quell'abitudine piacevole che ripetiamo perché ci scalda il cuore.
Così come d'inverno amiamo prendere il té o la cioccolata calda con le luci soffuse davanti al camino, a un libro o semplicemente al bar, magari tutti imbacuccati ma respirando a pieni polmoni quella splendida aria fresca natalizia, così potremo ricreare una forma simile di magia: quella magia routinaria ma intima, che ci ricarica come ci ricaricherebbe un té caldo davanti alla stufa, e che anche se routinaria ci nutre ogni giorno e ci dà l'energia necessaria per poter andare avanti.
E' quindi possibile sostituire la magia come meraviglia alla magia come intimità, alla magia come ricarica quotidiana... per essere moderni, alla magia come Hygge.
Dovremo abbassare le aspettative e al posto di pensare che sentiremo un effetto di mistero e stupore intensissimo, avremo semplicemente un effetto di piacere moderato, ma sarà un piacere costante, quotidiano, che riscalda il cuore.

- Magia come indistinguibile dalla religione, e come forma di preghiera/richiesta/interazione con gli Spiriti.
Questo infine è il concetto principale che mi viene in mente quando penso alla magia. Come detto prima, una volta che abbiamo ottenuto il pieno soddisfacimento di tutti i nostri bisogni primari, che cosa manca ancora? Che cosa cerchiamo in più che non siamo riusciti ancora a trovare nelle nostre vite?
Cerchiamo qualcosa di più, ma cosa? Probabilmente una connessione con un potere superiore.
Oltre i vari livelli inferiori, Maslow pone il bisogno di auto-realizzazione. E' questo che ci chiama, è questo che ci dice "vieni, approcciati alla magia".
In fondo siamo arrivati al punto in cui tutti i riti per ottenere qualcosa smettono di avere senso.
Quale rito rimane allora? Un rito spirituale.
La magia a questo punto diventa indistinguibile dalla religione, perché si esprime come forma di interazione con un potere spirituale. Diventa un approfondimento della religione perché a questo punto vogliamo ottenere un legame, un'interazione reciproca e non solo unidirezionale, di mutuo scambio, di relazione vera, tra noi e gli Dei.
Anche il rito, per essere quotidiano o almeno regolare, deve essere improntato su questo, sulla relazione tra noi e il Divino (che in ambito pagano ovviamente è rappresentato dagli Dei e dagli Spiriti).
Quindi il rituale per eccellenza diventa l'offerta. L'offerta che si mescola con la preghiera.
Noi offriamo non perché agli Dei serva qualcosa, ma come simbolizzazione del fatto che dedichiamo quel tempo specifico a loro. E' come un caffè: quando offri un caffè a una persona non pensi che le serva davvero, è una scusa, un modo per dire "questo caffè è il simbolo del mio affetto verso di te, che simbolicamente ti dono, e sto qui in un bar davanti a te per passare del tempo con te, per dedicare questo tempo soltanto a te".
Il rito è la stessa cosa: l'offerta è, come il caffé, un simbolo dell'affetto che doniamo alla Divinità. Gli Dei non hanno bisogno di nulla, dato che ci precedono.
Facciamo un rituale al posto di pregare sotto le coperte al caldo perché dedichiamo quel tempo agli Dei, alla relazione con Loro. E' una dimostrazione di impegno verso di essi.
Vuol dire che siamo disposti a fare uno sforzo per loro, che non è solo la preghierina tra una cosa e l'altra, è proprio rimarcare il fatto che per noi sono così importanti che dedichiamo al coltivare la relazione con loro un momento della nostra giornata ogni giorno o ogni settimana.
Similmente, anche la trance, il lavoro con i sogni, la divinazione, diventano modi tramite cui interagire con loro.
La trance e il lavoro con i sogni diventano il modo tramite cui vederli, visitare l'Altro Mondo insieme a loro o incontrarli lì dove loro abitano; la divinazione diventa il modo tramite cui ricevere i loro responsi e parlare con loro quando siamo in uno stato non-alterato di coscienza, e infine i segni, le coincidenze e vedere gli Dei nella Natura sono modi tramite cui interagire con essi nella vita di tutti i giorni.

Anche a livello meramente di "magia-come-tecnologia-e-potere", la magia, se partiamo da un presupposto come il mio che esclude i sistemi di corrispondenza e il potere della mente, è una forma di religione.
Se la magia come tecnologia e potere fosse solo psicomagia, agirebbe solamente sul nostro inconscio, ma non cambierebbe il mondo fuori.
Il mondo fuori cambia perché la magia è anche e soprattutto una richiesta a quelle entità che chiamiamo durante i riti.
Quindi mentre il rito agisce come forma per comunicare con il nostro inconscio, la richiesta è una forma di preghiera all'entità chiamata che permette un cambiamento fuori di noi.
L'aspetto simbolico del rituale, poi, oltre a modificare noi internamente, rappresenta anche quanto noi teniamo ad ottenere un certo risultato.
Esattamente come siamo più portati ad aiutare qualcuno che si strappa i capelli, così gli Spiriti e gli Dei probabilmente valutano allo stesso modo l'intensità di una richiesta che ha portato qualcuno addirittura a rappresentare il tutto tramite simboli.

Ovviamente il rito spesso fa uso anche di elementi che sono vivi e hanno un'anima, ad esempio piante e pietre, ma credo che se usiamo le piante e le pietre come ingredienti essi siano solo un simbolo della nostra richiesta, mentre se ci approcciamo ai loro spiriti, esso sia una forma di preghiera/magia-come-religione. Ovviamente una forma di religione animistica, che riconosce la presenza di spiriti anche in forme di esistenza non-umane e non biologiamente vive.

Adesso che abbiamo capito che cosa sia e in base a cosa funzioni, la domanda immediatamente successiva è: "perché la magia a volte funziona e altre volte no?".
Probabilmente per via di numerose varianti:
- Il nostro inconscio (a causa dell'aspetto psicomagico del rito) che interferisce in contrasto con l'intento del rituale o non si lascia influenzare facilmente da esso per via di un substrato precedente ancora da decostruire.
- La Divinità o lo Spirito non vuole, non concorda, non crede che siamo abbastanza in confidenza da chiederle un favore (soprattutto se non l'abbiamo mai pregata prima e subito le facciamo una richiesta) o non ritiene che sia la cosa migliore per noi in quel momento.
- Il Fato: questa concezione parte dall'idea che, per una serie di motivi (azioni passate? Scelte prima dell'incarnazione? Destino deciso da altre entità?), ci sia una parte della nostra vita che "dobbiamo compiere" così come è scritto, e una parte che possiamo cambiare.
Ovviamente la magia può influenzare la parte della nostra vita che possiamo cambiare ma non con la parte che è da compiere così come è scritta.

Ricordando che si tratta unicamente della mia concezione della magia e che ognuno ha la propria visione in merito, che è valida e rispettabilissima tanto quanto la mia, ringrazio tutti coloro che sono arrivati sino in fondo a questo articolo per avermi letto fino a questo punto.