venerdì 9 settembre 2016

La Pratica della Presenza degli Dei

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Cos'è la pratica della Presenza degli Dei? Di che si tratta?

In sintesi, consiste nel vedere, nella vita di tutti i giorni, il Nume a cui si è legati in ogni cosa e in ogni essere vivente: è riuscire a comprendere emotivamente e totalmente che la nostra Divinità Patrona si trova in ogni pianta che accarezziamo, in ogni animale che coccoliamo, in ogni persona che abbracciamo. E’ il contemplare la Bellezza del Mondo che ci circonda e scorgervi il Divino.

Il nome di questo esercizio, "Pratica della Presenza degli Dei", è il nome con cui è universalmente conosciuto a seguito della pubblicazione da parte di Fra Lorenzo della Resurrezione, un sacerdote cristiano del XVII secolo, del libricino "La Pratica della Presenza di Dio".
Anche se questo frate era cristiano, l'esercizio è conosciuto ovunque, ad esempio un antico maestro Zen usava dire "Buddha! Buddha!" a ogni essere vivente che incontrava.

La pratica è molto semplice: ricordarsi di vedere il sacro o il divino in ogni essere e in ogni cosa.
E' possibile credere che ogni cosa sia parte degli Dei, che gli Dei vi siano all'interno, che ogni cosa sia infusa dagli Dei, che ogni cosa sia creata dagli Dei, che ogni cosa abbia uno Spirito Divino al suo interno o che ogni cosa sia un Dio in potenza (molti buddhisti dicono allo stesso modo che ogni cosa ha la Natura di Buddha).
Comunque la si imposti, la pratica ci ricorda di guardare non alla superficie, a ciò che vogliamo o di cui abbiamo bisogno, ma alla dimensione sacra e spirituale che è perpetualmente presente.
Per chi compie questa pratica, gli Dei, come la bellezza, sono ovunque, serve solo riconoscere la loro presenza.

Ovviamente io parlo di Dei, ma se si ha una Divinità Patrona è meglio rivolgersi direttamente con il suo nome, piuttosto che con un fumoso "Dei".

Come praticarla?

Certamente la pratica può sembrare semplice, ma sicuramente non è facile.
Inizialmente la si può eseguire nei momenti in cui ci si sente ispirati, ad esempio davanti a un bel panorama, ma via via dovrebbe riempire la maggior parte o anche tutta la giornata.
Per ricordarsene, può essere utile ripetere una frase come "Anche questo è divino", o "gli Dei sono presenti in questo albero/fiore/ecc." (non costantemente come un mantra, ma a intermittenza, a intervalli, come un promemoria) e poi rivolgersi agli Dei come se fossero effettivamente presenti in quell'albero/fiore/oggetto dicendo loro grazie, esprimendo loro il nostro amore, dicendo che Li amiamo e che sono stupendi come quell'albero/fiore/oggetto è stupendo.
Nei momenti in cui siamo soli o in cui vi è poca gente attorno a noi possiamo anche danzare, cantare il nome dei nostri Dei o lodi in Loro onore, ringraziare ad alta voce, creare inni o poesie per loro sul momento e recitarle immediatamente, e così via.

Gli Dei sono ovunque: percepiamoli

Pensare agli Dei come presenti nell'ambiente che ci circonda è un modo eccellente per praticare la presenza degli Dei. Di tanto in tanto durante la giornata ci possiamo soffermare sugli alberi, sulle loro foglie, sui loro fiori, sul loro profumo, sulle piante nel nostro orto o balcone, sull'acqua della pioggia che ci accarezza il viso, sulla brezza ci scombina spiritosamente i capelli, sulla luce del Sole, sul suo calore che ci riscalda la pelle, sulla sensazione dell'erba sotto i piedi, sulla rugiada su di essa, sugli animali, sui corsi d'acqua come fiumi o laghi (anche laghetti in un parco), sulle stelle la sera, sulla Luna notturna, sull'alba, sul tramonto, sul crepuscolo, sulle nuvole dalle innumerevoli forme, sul cielo privo di nubi, sul fuoco di una candela, sulla nuda terra, ricordandoci che tutto questo e tutto ciò che esiste è manifestazione degli Dei.

Quando guardiamo il viso di ogni persona (gentile) che incontriamo, possiamo vedere come anche lei sia una parte dell'aspetto fisico degli Dei.

Possiamo addirittura vedere come anche noi stessi siamo parte dell'aspetto fisico degli Dei. In noi infatti esistono aria, acqua, terra e fuoco: aria il respiro, acqua il sangue che circola nelle nostre vene, terra il nostro corpo, fuoco le nostre emozioni e sensazioni.

Proviamo a concentrarci anche su ognuno degli elementi fuori di noi (aria, acqua, terra e fuoco) e vediamo anch'essi come manifestazioni degli Dei. Pensiamo: "gli Dei sono anche in questo".

Offrire le nostre azioni agli Dei

Visto che ci siamo, possiamo dedicare ogni nostra azione che sia perlomeno un minimo elegante (in modo da offrire cose dignitose) agli Dei.
Possiamo rendere le nostre azioni, il nostro cibo, il nostro lavoro e così via un’offerta ai nostri Numi Tutelari, dedicandoglieli, agendo in quell’azione/lavoro/momento spinti dall’amore e dal rendere omaggi sempre più belli e graditi alla nostra Divinità Patrono, compiendo dunque l’azione da noi effettuata in maniera perfetta, ma non per l’azione in sé, bensì per far piacere ai nostri Divini Signori.

Esprimere il nostro amore agli Dei

Possiamo esprimere la nostra meraviglia per la presenza degli Dei in ogni cosa anche cantando, danzando, ringraziando, dicendo "Vi amo" (o "Ti amo" nel caso ci si rivolga alla propria Divinità Patrono), perchè la visione della bellezza porta proprio a sentire e a voler esprimere amore.

Non facciamoci distrarre da altri pensieri

Quando pratichiamo la presenza degli Dei non dobbiamo farci prendere dai nostri problemi mondani, dalle nostre preoccupazioni, da tutto ciò che è estraneo al vedere la meraviglia del mondo e riconoscervi qualcosa di Divino.
Racconta Thoreau, che al suo tempo praticava un esercizio simile ma in maniera meno "spirituale" (ovvero camminava per i boschi e vi contemplava la bellezza di quei luoghi), nel suo libro "Camminare":
"Naturalmente non è di alcun uso dirigere i nostri passi verso le foreste se non ci portano in quella direzione. Sono allarmato quando succede che ho camminato fisicamente per un miglio in una foresta, senza avere con me lo spirito. Nelle mie passeggiate pomeridiane avrei solitamente dimenticato le mie occupazioni mattutine e i miei obblighi societari. Ma qualche volta succede che non posso facilmente dimenticarmene. Il pensiero di qualche lavoro mi gira per la testa e non sono lì dov’è il mio corpo – sono fuori di testa. Vorrei solitamente tornare in me stesso. Che ci vado a fare nella foresta se sto pensando a qualcosa che è fuori dalla foresta? Sospetto di me stesso e non posso non rabbrividire quando mi trovo così coinvolto anche in quello che viene definito un buon lavoro – e questo qualche volta può accadere."

La Natura è il corpo degli Dei

Con questo filosofo concordo anche nella meta del nostro esercizio: per definizione il bosco, fosse anche semplicemente un parco o una villa se abitiamo in città, ci offre le migliori possibilità di vedere meraviglie, di apprezzare e riconoscere alberi, fiori, piante, animali visti o sentiti mediante i loro versi, profumi di muschio e di rugiada che non riusciamo minimamente a percepire in città.
Ecco, vedere in ognuna di queste meraviglie la presenza degli Dei o anche solo la presenza degli Spiriti della Natura locali ci fa sentire in un mondo speciale, in un mondo altro, in un paradiso. Ci aiuta ad arrivare alla sensazione che "Panta Plere Theon", come diceva Talete, ovvero che tutto sia pieno di Dei e riempito dagli Dei.

La devozione in ogni momento

Oltre a ciò, si può applicare la devozione in ogni momento, ad esempio quando ci accade qualcosa di buono ringraziamo subito, non aspettiamo un "dopo", riempiamo subito la nostra preghiera con il sentimento di gratitudine intenso che sentiamo al momento.
La mattina, la sera, prima di mangiare, preghiamo e ringraziamo per uno splendido giorno che ci attende, per il cibo che abbiamo la possibilità di mangiare, per l'acqua che possiamo bere, ringraziamo per le cose belle che ci sono accadute durante la giornata ed esprimiamo agli Dei il nostro amore per Loro.
Riempiamo i singoli momenti della giornata con ringraziamenti ed espressione di amore per gli Dei, anche e soprattutto mentre compiamo l'esercizio della presenza degli Dei, ovvero soprattutto quando vediamo gli Dei attorno a noi e nelle cose che ci circondano.
Possiamo esprimere il nostro ringraziamento e la nostra devozione non solo a parole, ma anche danzando, cantando il nome della nostra Divinità Patrono o recitando brevi inni composti sul momento in Suo onore. Ovviamente per le manifestazioni di amore più dinamiche come la danza, il canto, ecc. è il caso di farle in luoghi poco pieni di gente, luoghi come boschi, parchi, a casa, in ville, ecc. e non magari in un centro commerciale, altrimenti rischieremmo di trasformare un amore personale in una pagliacciata o peggio ancora in spettacolarismo.
Però, ad esempio passando per strada, è possibile anche in città accarezzare le foglie e i tronchi degli alberi che ci circondano, pronunciando a bassa voce dei ringraziamenti o dei "Vi amo, antichi Dei".

Termino riportando questo estratto da "La Profezia di Celestino" di James Redfield che mi sembra appropriato per il tema, dato che descrive la stessa pratica ma facendo riferimento alla bellezza dentro a ogni cosa al posto della sacralità o Divinità interna alle cose:



“Questo albero ti sembra meraviglioso?” mi chiese.
“Sì”
“Allora… sentilo…”. Sembrò lottare ancora alla ricerca della parola giusta. Ci pensò un attimo e poi mi chiese, “Padre Sanchez mi ha detto che hai avuto un esperienza (mistica, di estasi) sul crinale: riesci a ricordare come ti sei sentito?”
“Mi sentivo leggero e in sintonia con l’universo.”
“In sintonia?”
“E’ difficile da descrivere. Era come se l’intero paesaggio facesse parte di me.”
“Ma com’era la sensazione?”
Ci pensai un attimo: che sensazione era? Finalmente ci arrivai.
“Amore,” risposi. “Credo di aver sentito amore per ogni cosa.”
“Sì, è proprio così. Senti la stessa cosa per l’albero.”
“Aspetta un attimo,” protestai. “L’amore è qualcosa che accade. Io non posso costringermi ad amare qualcosa.”
“Non devi imparare ad amare, ma permettere all’amore di entrare in te. E per farlo devi fare mente locale ricordando cosa hai provato e cercando di provarlo ancora.”
Guardai l’albero e cercai di ricordare l’emozione provata sul crinale. Cominciai ad ammirarne la forma e l’aspetto. Il mio apprezzamento crebbe finché provai un amore vero e proprio. Era il trasporto che avevo provato da bambino per mia madre e poi in gioventù per il mio primo amore. E anche se avevo fissato solo l’albero, quel particolare amore esisteva in senso generale: sentivo amore per ogni cosa.
Il sacerdote si allontanò di alcuni passi e mi fissò intensamente. “Bene,” esclamò. “Stai accettando l’energia.”
Notai che mi guardava con gli occhi semichiusi.
“Come fai a saperlo?” gli chiesi.-
“Perché vedo che il tuo campo di energia sta diventando sempre più grande.”
Chiusi gli occhi e cercai di raggiungere le intense sensazioni che avevo provato sul crinale, ma non riuscii a ripetere l’esperienza. Era qualcosa di simile ma di minore intensità. Il fallimento mi riempì di delusione.
“Che cosa è successo? La tua energia è crollata.”
“Non saprei. E’ solo che non sono riuscito a sentirlo intensamente come prima.”
Si limitò a guardarmi, prima divertito e poi con impazienza.
“Ciò che hai provato sul crinale era un regalo, un varco, uno sguardo lanciato al nuovo modo di essere. Ora devi imparare a raggiungere da solo quel livello, poco alla volta.”
Si allontanò ulteriormente e mi guardò di nuovo. “Adesso riprovaci.”
Chiusi gli occhi e cercai di sentire in profondità. Alla fine l’emozione mi assalì nuovamente. La trattenni cercando di aumentarla lentamente. Concentrai lo sguardo sull’albero.
“Così va molto bene”, esclamò. “Stai ricevendo energia e dandola all’albero.”
“La sto restituendo all’albero?”
“Quando tu apprezzi la bellezza e l’unicità delle cose,” mi spiegò, “ricevi energia. Quando raggiungi un livello in cui provi amore diventi capace di rimandare questa energia.”
Rimasi a lungo in quella posizione. Più mi concentravo sull’albero e ne ammiravo la forma e colori, maggiore era la quantità di amore che sembravo acquisire. Era un’esperienza davvero straordinaria. Immaginavo che la mia energia fluisse arrivando a riempire l’albero, ma non potevo vederlo. […]
“E’ stata un’esperienza fantastica,” dissi. “Ricordando l’amore che avevo provato sono riuscito ad aprirmi. Mi sono seduto lì tutto il giorno, concentrandomi. Non ho raggiunto lo stato che ho sperimentato sul crinale ma ci sono andato vicino"
Sanchez guardò più serio. “Il ruolo dell’amore è stato a lungo frainteso. L’amore non è qualcosa che dovremmo provare per essere buoni o per rendere il mondo un posto migliore in virtù di un astratto senso morale, o addirittura di una rinuncia al nostro edonismo. Entrare in contatto con l’energia provoca eccitazione, euforia e infine amore. Trovare abbastanza energia per mantenere questo stato di amore aiuta sicuramente il mondo, ma soprattutto aiuta in maniera diretta noi stessi. E’ la cosa più edonistica che potremmo fare.”

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