venerdì 9 settembre 2016

Rituale di evocazione e contatto con Divinità e Spiriti


Questo rituale serve per mettersi in contatto con gli Spiriti e gli Dei.
Una cosa importante in questo rito è l'alternare il chiamare e il fermarsi a sentire: dobbiamo percepire oltre che chiamare, perchè se non diamo lo spazio a noi stessi di ascoltare la presenza dell'Entità chiamata, allora non la sentiremo mai.
Inoltre, fintanto che non la sentiremo, è importante continuare a chiamarla e chiamarla ancora.

Ecco come eseguirlo:

1) Accendiamo una candela del colore corrispondente alla Divinità (se non lo si conosce va bene bianca) e quindi accendiamo anche dell'incenso in suo onore, dicendo:
"Antico Dio/Antica Dea [nome della propria Divinità Patrono], ascolta la mia preghiera e fai che la mia voce giunga fino a Te. Ti offro quest'incenso, oh grandioso/a Nume, possa Tu gradirlo e rafforzare il legame che intercorre tra noi."

2) Cerchiamo di percepire già da subito il legame con la nostra o le nostre Divinità Patrono usando l'esercizio del Witches Foot, un rituale ideato da Robin Artisson che l'ha preso in prestito dalla croce cabalistica della magia cerimoniale e l'ha "paganizzato". Io a mia volta l'ho modificato in base a ciò che sentivo giusto per me. Ecco la mia versione:
Uniamo le dita indice e medio, puntandole in alto sopra la nostra testa, e ripetiamo: "Questo Mondo".
Facciamole scendere in basso fino a sotto la vita dicendo: "L'Altro Mondo".
Portiamole adesso alla nostra spalla sinistra recitando: "[Nome della propria Divinità Patrono]".
Portiamole adesso alla nostra spalla destra affermando: "[Nome dell'altra propria Divinità Patrono]".
Se si ha una sola Divinità Patrono pronunciamo il nome in maniera più lenta permettendo alle dita di poggiarsi sulla spalla sinistra e finendo di pronunciarlo una volta arrivate a quella destra.
Quindi uniamo i palmi e recitiamo a mani giunte: "Fatemi percepire" (o "Fammi percepire" nel caso di una sola Divinità Patrono).
Infine apriamo le braccia a T e diciamo "Il collegamento con Voi" (o "Il collegamento con Te" nel caso di una sola Deità).

A questo punto chiudiamo gli occhi, inspiriamo profondamente, concentriamoci sulle nostre sensazioni e proviamo a percepire questo legame, questo collegamento.

3) A seguire, ecco la vera e propria evocazione, ovvero la chiamata dell'Entità (o delle Entità, ma in quel caso dobbiamo prima chiamare una e poi l'altra Divinità o spirito) a manifestarsi e a farsi percepire nella stanza o nel luogo in cui ci troviamo.

Recitiamo, con molto pathos (e quando abbiamo finito di recitare ripetiamo e ripetiamo e ripetiamo finchè non sentiremo che la Divinità è arrivata - senza assolutamente fermarci un secondo prima di allora e continuando a ripetere e ripetere con la stessa enfasi!):

"Io ti chiamo [nome della Divinità Patrono], io ti chiamo! Io ti chiamo, [nome], io ti chiamo! Io ti chiamo, [nome], io ti chiamo!
Ti prego, manifestati in questa stanza/in questo luogo!
Fammi percepire la tua presenza! Fammi percepire la tua presenza in questa stanza/in questo luogo, [nome]!
[Nome], [Nome], [Nome], [Nome], [Nome], [Nome] (e così via per un po')!
Signore/a del [Sole/Luna/vento/cielo/ecc.], Re/Regina del [Sole/Luna/vento/cielo/ecc.]!
Sovrano/a del [Sole/Luna/vento/cielo/ecc.], Dio/Dea del [Sole/Luna/vento/cielo/ecc.]!
Io ti chiamo, [nome], io ti chiamo!"

E così via, ripetendo (anche in ordine sparso) in maniera ritmica o celebrativa/solenne/declamatoria, ma sempre e comunque passionale, mettendoci cuore e anima, "infiammandosi" nel chiamare.
Se lo si desidera si possono anche aprire le mani a T o a V, oppure tenerle giunte, addirittura si può anche voler dondolare o muoversi con il corpo in accordo con quanto si sente.

Mentre chiamiamo dobbiamo chiudere gli occhi e concentrarci sulle nostre sensazioni: stiamo avvertendo dei cambiamenti nelle nostre percezioni? Sentiamo una strana sensazione, piacevole? Percepiamo dei formicolii non dovuti ai nostri movimenti? Sentiamo che la temperatura si sta alzando? La fiamma della candela si sta modificando, alzando, o muovendo forsennatamente?
Sentiamo come se qualcuno ci stesse toccando o un vento che ci colpisce anche se porte e finestre sono chiuse e non ci sono spifferi d'aria?
Ci appare un volto o una particolare forma nel fumo dell'incenso che siamo sicuri non sia casuale o normale?
O addirittura sentiamo voci o abbiamo visioni improvvise?

In questi casi possiamo dire che la nostra evocazione ha avuto effetto. Possiamo quindi sostituire la chiamata con un ringraziamento, che sia ritmico e/o declamatorio anch'esso e duri abbastanza tempo. Ad esempio possiamo ripetere:
"Grazie per esserti manifestato/a, [nome], grazie! Grazie grazie grazie! Ti amo, [nome], ti amo!
Grazie per esserti manifestato/a, [nome], grazie! Grazie!
Grazie per avermi fatto percepire la tua presenza, [nome]!
Grazie Signore/a del [Sole/Luna/vento/cielo/ecc.], grazie Re/Regina del [Sole/Luna/vento/cielo/ecc.]! Grazie Sovrano/a del [Sole/Luna/vento/cielo/ecc.], grazie Dio/Dea del [Sole/Luna/vento/cielo/ecc.]!
Grazie, [nome], grazie! Ti ringrazio e ti amo [nome], grazie infinite per avermi concesso questo dono, questa grazia! Ti ringrazio [nome] per aver risposto alla mia chiamata! Ti amo!"

4) Per ringraziare la venuta della Divinità possiamo leggerle uno o più inni, di nostra composizione e preparati precedentemente oppure venuti sul momento (ma solo se siamo capaci, altrimenti prepariamoci!), oppure opere famose come gli Inni di Proclo, gli Inni Orfici e gli Inni Omerici.

5) Possiamo quindi offrire del cibo (anche semplici biscotti) e una bevanda o anche solo quest'ultima alla Divinità. Diciamo:
"Antico Dio/Antica Dea [nome], bevo in tuo onore, possa tu riempire il liquido di questa coppa/questo bicchiere con le tue benedizioni e possa io, bevendo, assimilare in me la capacità di percepirti sempre di più. In tuo onore io bevo, per la tua eterna gloria io bevo, [nome]!"

E quindi beviamo.

6) Adesso possiamo pregare. Possiamo chiedere:
- protezione da pericoli, malattie e maledizioni per sè e per i nostri cari;
- la buona salute;
- che la Divinità vegli su di noi.

Oltre a ciò possiamo ringraziarla per tutto ciò che ha fatto per noi, possiamo omaggiarla, possiamo comunicarle il nostro amore, esprimerle lodi e così via.

Se abbiamo una richiesta o un desiderio che vorremmo fosse soddisfatto possiamo domandarle di esaudirlo, restando però coscienti che non glielo stiamo ordinando, che dobbiamo chiederglielo nella maniera più umile possibile e che la decisione di accogliere tale richiesta è solamente della Divinità.

7) A questo punto, dopo aver parlato così tanto, è il caso di ricevere risposte dall'Entità. Per questo scopo è possibile usare la divinazione, ad esempio impiegando tarocchi, pendolino, ouija, scrying, ecc.
In alternativa possiamo aspettare che ci risponda mediante un sussurro o una visione in meditazione.

Possiamo chiederle se ha qualcosa da dirci, che dovremmo sapere, e poi domandarle magari consigli generici e/o su dubbi specifici che abbiamo su questioni spirituali o della vita di tutti i giorni.

8) Nel caso volessimo trasformare questo rito di evocazione in un sabba, potremmo aggiungerci anche il canto e il ballo in onore della Divinità.
Possiamo cantare sia lodi che inni che canzoni dedicate all'Entità o infine semplicemente il Suo nome.

9) Dopo la divinazione o dopo la danza, a seconda dei casi, possiamo ringraziare l'Entità e permetterle di andare, chiedendole al contempo di vegliare su di noi.

3 commenti:

  1. Lo posso fare a qualsiasi ora del giorno?

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    1. E' preferibile farlo nella giornata corrispondente a livello di pianeti (es. con una Divinità lunare di Lunedì, ecc.), magari anche a livello di Luna (Luna piena o nuova per un'evocazione per elevazione spirituale, crescente per chiedere l'aumento di qualcosa, calante per chiedere la diminuzione o l'eliminazione di qualcosa) e di ore planetarie (es. se la giornata corrispondente è Martedì, è meglio ancora eseguire il rito di Martedì nell'ora di Marte).

      Però nel caso in cui le evocazioni le si voglia fare con continuità (ogni giorno o ogni settimana) allora decadono queste regole, perché è continuativo appunto.

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