mercoledì 28 settembre 2016

Rituale di Invocazione o Possessione Rituale


Mentre negli articoli precedenti ho parlato di Evocazione, qui parlerò di Invocazione.
Sebbene con il termine Invocazione ci si riferisca spesso anche alla semplice recitazione di inni, in questo caso intenderò la parola nel suo senso etimologico, ovvero in-vocare, "chiamare a sè", qui da intendersi come "chiamare dentro di sè". Evocare invece deriva da ex-vocare, "chiamare fuori di sè".

La differenza ritualistica fondamentale tra l'evocazione e l'invocazione è che mentre durante la prima si può smettere di chiamare l'Entità quando si percepisce qualcosa, perchè indica la presenza e la manifestazione dello Spirito convocato, la richiesta che si fa durante un'invocazione deve continuare anche oltre i primi segnali, deve arrivare perlomeno fino a un momento in cui percepiamo le cose in maniera intuitiva, senza l'ausilio del pensiero, come se ci fossero infuse, come se avessimo già le risposte a tutti i nostri interrogativi, come se le conoscessimo intuitivamente, insomma un momento dove possiamo perlomeno sentire una unione parziale di coscienze, un accesso iniziale alla coscienza dell'altra Entità. Se possibile, però, dovremmo spingerci anche oltre questo punto, molto oltre. Il limite massimo nel quale ci fermeremo sarà o l'esaurimento totale (non parziale, perchè sicuramente chiamare e chiamare e chiamare è un lavoro faticoso e se ci fermiamo appena siamo stanchi non arriveremo mai al punto di far scendere in noi la Divinità) o la possessione, cioè il nostro obiettivo.

Per facilitare il raggiungimento di questo risultato si utilizzeranno vari canali (utili anche nella pratica dell'evocazione, a dire il vero):
- Il canale orale/vocale della ripetizione ritmica o cantata del nome o dell'inno;
- Il canale orale/vocale della ripetizione della preghiera o della richiesta di incorporazione;
- Il canale uditivo del tambureggiamento (di accompagno alle ripetizioni vocali, cercando di seguire lo stesso ritmo, preferibilmente uno di intensità crescente);
- Il canale tattile della purificazione (con acqua e sale, incenso, bagno o doccia) e dell'atto fisico dell'offerta;
- Il canale visivo, che consiste in un punto focale su cui rivolgere la nostra vista e attenzione durante il rituale, come ad esempio il sigillo, la statua o la fiamma della candela dell'Entità.

Tenendo presente tutto questo, ecco come procedere:

1) Purifichiamoci con un bagno, una doccia, acqua e sale consacrati o mediante il fumo dell'incenso.

2) Facciamo meditazione, non solo finchè saremo rilassati, ma fino a quando il nostro corpo si immobilizzerà da solo, la nostra concentrazione sarà totale sull'oggetto della meditazione (respiro, lo schermo nero dietro le palpebre, ecc.), ci sentiremo completamente in pace e magari se possibile percepiremo dei formicolii (dovuti proprio all'immobilità del corpo). Solo a questo punto saremo in trance, e solo dopo essere entrati in trance potremo iniziare il rito (perdendo certamente un po' di concentrazione nell'esecuzione ma non è importante).
Solitamente è difficile concentrarsi sapendo che subito dopo si deve fare qualcosa, perciò mentre ci concentriamo dimentichiamocelo, pensiamo "ah sì non è importante il rito, posso pure evitarlo, se ci impiego ore e faccio solo meditazione saltando il rito andrà bene comunque, tanto al massimo lo rifaccio il giorno dopo".

3) Accendiamo una candela del colore corrispondente alla Divinità (se non lo conosciamo va bene bianca) e quindi accendiamo anche dell'incenso in suo onore (o altre offerte alternative all'incenso, che si trovano elencate nel post "Alternative agli incensi"), dicendo:
"Antico Dio/Antica Dea [nome della propria Divinità Patrono], ascolta la mia preghiera e fai che la mia voce giunga fino a Te. Ti offro quest'incenso, oh grandioso/a Nume, possa Tu gradirlo e rafforzare il legame che intercorre tra noi."

4) Cerchiamo di percepire già da subito il legame con la nostra o le nostre Divinità Patrono usando l'esercizio del Witches Foot pagano:
Uniamo le dita indice e medio, puntandole in alto sopra la nostra testa, e ripetiamo: "Questo Mondo".
Facciamole scendere in basso fino a sotto la vita dicendo: "L'Altro Mondo".
Portiamole adesso alla nostra spalla sinistra recitando: "[Nome della nostra Divinità Patrono]".
Portiamole adesso alla nostra spalla destra affermando: "[Nome dell'altra nostra Divinità Patrono]".
Se abbiamo una sola Divinità Patrono pronunciamo il nome in maniera più lenta permettendo alle dita di poggiarsi sulla spalla sinistra e finendo di pronunciarlo una volta arrivate a quella destra.
Quindi uniamo i palmi e recitiamo a mani giunte: "Fatemi percepire" (o "Fammi percepire" nel caso di una sola Divinità Patrono).
Infine apriamo le braccia a T e diciamo: "Il collegamento con Voi" (o "Il collegamento con Te" nel caso di una sola Deità).
A questo punto chiudiamo gli occhi, inspiriamo profondamente, concentriamoci sulle nostre sensazioni e proviamo a percepire questo legame, questo collegamento.

5) Evochiamo l'entità, ovvero chiamiamola cercando di percepirla, recitando con molto pathos (e quando abbiamo finito di recitare ripetiamo e ripetiamo e ripetiamo finchè non sentiremo che la Divinità è arrivata - senza assolutamente fermarci un secondo prima di allora - neanche dopo ci fermeremo, ma proseguiremo con l'invocazione - e continuando a ripetere e ripetere con la stessa enfasi!):

"Io ti chiamo [nome della Divinità Patrono], io ti chiamo! Io ti chiamo, [nome], io ti chiamo! Io ti chiamo, [nome], io ti chiamo!
[Nome], [Nome], [Nome], [Nome], [Nome], [Nome] (e così via per un po')!
Signore/a del [Sole/Luna/vento/cielo/ecc.], Re/Regina del [Sole/Luna/vento/cielo/ecc.]!
Sovrano/a del [Sole/Luna/vento/cielo/ecc.], Dio/Dea del [Sole/Luna/vento/cielo/ecc.]!
Io ti chiamo, [nome], io ti chiamo!"

E così via, ripetendo (anche in ordine sparso) in maniera ritmica o celebrativa/solenne/declamatoria, ma sempre e comunque passionale, mettendoci cuore e anima, "infiammandoci" nel chiamare.
Se lo desideriamo possiamo anche aprire le mani a T o a V, oppure tenerle giunte, addirittura possiamo anche voler dondolare o muoverci con il corpo in accordo con quanto sentiamo.

6) A questo punto arriva il momento dell'invocazione. Porgiamo la nostra richiesta:

"Ti prego, [Nome della Divinità Patrono], prendi possesso del mio corpo!
Che le labbra con cui parli siano le mie labbra,
che la bocca con cui comunichi sia la mia bocca,
che la lingua con cui pronunci le parole sia la mia lingua!"

Quindi cantiamo ritmicamente, da lento a sempre più veloce: "[Nome della Divinità Patrono], entra in me! [Nome]! [Nome]! [Nome]!"

Ripetiamo incessantemente questa frase, con tutto il pathos e la concentrazione che abbiamo in corpo, senza farci distrarre un secondo da pensieri o da ciò che ci circonda, tenendo fisso lo sguardo sul sigillo/statua/fiamma della candela.

Questo canto ritmico può essere associato ai tamburi, che come detto prima sono un ulteriore canale uditivo.

Mentre chiamiamo e mantieniamo l'attenzione visiva, concentriamoci al contempo anche sulle nostre sensazioni: stiamo avvertendo dei cambiamenti?
Vi possono essere mutamenti nelle sensazioni, ma fintanto che il cambiamento che percepiamo non è l'unione, non è la possessione, dobbiamo continuare a ripetere e ripetere e ripetere. I segnali come sensazioni diverse, formicolii, modifiche della fiamma della candela, nella percezione della temperatura, voci, visioni, ecc. sono tutti segni che stiamo procedendo bene, ma non sono il "fine" dell'invocazione.

Come detto prima, infatti, "la richiesta che si fa durante un'invocazione deve continuare anche oltre i primi segnali, deve arrivare perlomeno fino a un momento in cui percepiamo le cose in maniera intuitiva, senza l'ausilio del pensiero, come se ci fossero infuse, come se avessimo già le risposte a tutti i nostri interrogativi, come se le conoscessimo intuitivamente, insomma un momento dove possiamo perlomeno sentire una unione parziale di coscienze, un accesso iniziale alla coscienza dell'altra Entità. Se possibile, però, dovremmo spingerci anche oltre questo punto, molto oltre. Il limite massimo nel quale ci fermeremo sarà o l'esaurimento totale (non parziale, perchè sicuramente chiamare e chiamare e chiamare è un lavoro faticoso e se ci fermiamo appena siamo stanchi non arriveremo mai al punto di far scendere in noi la Divinità) o la possessione, cioè il nostro obiettivo."

Quindi continuiamo a ripetere il canto ritmico, se possibile con tamburi africani di sottofondo, rimanendo concentrati sul punto focale fino all'esaurimento o alla possessione. A costo di restare ore e ore a ripetere, ore e ore non di ripetizione però meccanica, ma sentita, con sentimento, "infiammata", dobbiamo continuare a ripetere e a fissare fino al risultato voluto.

7) Ovviamente mentre ripetiamo e fissiamo il punto focale dobbiamo concentrarci sulle nostre sensazioni, in modo da vedere se si percepiscono differenze.

8) Dopo ore e ore di questo lavoro, non posso dire cosa seguirà. La reazione dipende da persona a persona, da Spirito invocato a Spirito invocato (o nel caso di una Deità, da Divinità chiamata a Divinità chiamata).
D'altra parte, quando riacquisteremo un minimo di lucidità dopo che l'invocazione sarà riuscita, dovremo assolutamente ringraziare per l'esperienza che ci è stata concessa. 
Inoltre, per cercare di tornare nel possesso totale del nostro corpo, reciteremo questa (o una simile creata da noi) formula (al massimo, se servirà, la ripeteremo, ma sempre con il dovuto rispetto!!):

"Grazie, [Nome della Divinità Patrono], per essere entrato/a in me.
Grazie per avermi omaggiato della tua presenza nelle mie umili membra.
Ora, ti prego, fammi tornare nel possesso completo del mio corpo!
Che le labbra di carne che hai mosso tornino ad essere le mie labbra,
che la bocca di carne con cui hai parlato torni ad essere la mia bocca
e che la lingua di carne con cui hai pronunciato le tue parole
torni ad essere la mia lingua."

9) Ringraziamo nuovamente, permettiamo all'Entità di andare, chiediamole di vegliare su di noi, spegniamo la candela e lasciamo consumare l'offerta (se d'incenso).
In caso di successo, faremo appena potremo, nel più breve lasso di tempo possibile, un rito di offerta o di evocazione con l'intento di ringraziare l'Entità per l'avvenuta invocazione/incorporazione/possessione rituale.

Nessun commento:

Posta un commento